▷S4E4 Tazzelenghe: il vino che "taglia la lingua"

 
 

Fabio è uno dei sette produttori che vinificano Tazzelenghe. Grazie a Fabio e ai suoi colleghi, questo vitigno autoctono friulano, estremamente raro, sta vivendo una piccola rinascita. Il nome significa "taglia-lingua" nel dialetto locale. Il vino ha una personalità straordinaria, ricca di complessità, acidità e tannini. Prima dei moderni progressi nella vinificazione e nella viticoltura, l'unico modo per domare l'esuberanza del Tazzelenghe era il tempo.

Ascoltate l'intervista completa con Fabio D'Attimis Maniago Marchio – figlio di un conte e diciottesima generazione a gestire le terre di famiglia – per scoprire perché descrive i vini Tazzelenghe di oggi con una sola parola: eleganza.

Per ulteriori informazioni sui vini della famiglia di Fabio, incluse le modalità per visitarli, consultate il seguente sito: www.contedattimismaniago.it

 

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  • Benvenuti a Modo di Bere Italiano, il podcast su bevande e detti locali. Sono la conduttrice Rose Thomas Bannister.

    Il mio ospite oggi è Fabio D'Attimis Maniago Marchiò, viticoltore del Friuli Venezia Giulia e sostenitore del vitigno rosso Tazzalenghe di cui si contano solo sei ettari piantati in tutto il mondo. L'azienda di famiglia di Fabio Conte d'Attimis Maniago ha una storia vinicola lunga 400 anni.

    Prima di iniziare l'intervista vorrei ricordarti che Modo di bere è un podcast sopportato dagli ascoltatori. Prenditi un momento per visitare patreon.com/modibere e diventare un sostenitore a pagamento per accedere a contenuti educativi esclusivi su bevande e dialetto. Fabio ed io saremo qui al tuo ritorno.

    Fabio, una delle prime cose che mi ha affascinata del vino italiano sono le famiglie che mantengono le loro tradizioni a volte da cinque generazioni. Ma il sito web di contento, dice che la vostra storia ha quanto generazioni? 18. 18 18. Com'è per te portare avanti una storia così importante? E se avessi deciso di voler fare l'avvocato sarebbe stato un problema. No, vabbè. Eh, sicuramente si sente la pressione perché 18 generazioni comunque sono Sì. un lasso di tempo abbastanza lungo. L'azienda diventa di proprietà della mia famiglia il 15 febbraio del 1585 a seguito di un matrimonio quando tale La Vinia Freschi di Cuccagna sposa Pompeo di Maniago e lei porta in dote l'azienda ed è anche la ragione per cui abbiamo giorno, mese e anno, perché c'è un atto di matrimonio, quindi un foglio di carta stampato che noi abbiamo la fortuna di aver di aver conservato. Quindi teoricamente, diciamo, essendo più moderni, potremmo anche dire che andiamo oltre le 18 generazioni, andando a pescare anche dal lato dal lato femminile, diciamo. Purtroppo i tempi erano quelli che erano, ormai è così che abbiamo cominciato a contare, probabilmente continueremo così. Quindi è è una bella, per me personalmente è una bella responsabilità perché non vuoi ovviamente mai essere la 18ª e ultima generazione. Eh, però una cosa che a me è sempre piaciuto fare, cioè per tornare un po' alla domanda e se avessi voluto fare l'avvocato, se avessi voluto fare l'avvocato avrei fatto l'avvocato, quello indubbiamente da nessuno mi ha mai obbligato a fare questo mestiere, per fortuna, perché essere obbligati a fare un lavoro non è mai non dà mai ottimi risultati. sempre stata una cosa che ho voluto fare. Io ho la fortuna anche di essere cresciuto sostanzialmente accanto all'azienda, quindi volente, onolente era una cosa che faceva parte del mio quotidiano. Vedere bari, botti, vasche, trattori, era era il mio vissuto quotidiano, diciamo. e quindi ci sono cresciuto un po' all'interno, cioè mi è stato un percorso che per me è stato molto naturale in quel senso e ormai sono in azienda da 4 5 anni, 3 4 5 anni, non mi ricordo neanche più e e mi piace mi piace, sono contento, quindi quindi tutto è bene quel che finisce bene. Allora Fabio, ci siamo incontrati allo stand Hatzaleng alla mostra microme mega una mostra speciale di piccoli agricoltori sui vitigni autoctoni a v in Italia curata dal diendagra produci vino a vetini autoctini da vitini autoctini come Ribolla Gialla, Malvasia, Schioppettino e naturalmente Tazzelenghe perché ti interessano così tanto le uvecte allora sì noi coltiviamo In azienda coltiviamo più di 20 varietà diverse di Uve, quindi una buona parte, se non tutti gli autoctoni e anche tantissimi internazionali, Pino Grigio, Merlot, Chardonnay, Sauvignon, Cabernet Merlot, insomma un po' abbiamo una selezione abbastanza completa e quindi penso di poter parlare un po' di di entrambi e a me i vitigni internazionali piacciono molto, cioè a me il Merlot di Butterreo piace moltissimo, il pino grigio secondo me è un vitigno veramente veramente di alto livello, se fatto nella maniera giusta e se i vignetti sono posizionati nelle zone giuste, pur essendo varietà internazionali che sono in Friuli da ormai centinaia di anni, in alcuni casi che hanno trovato un suolo, un terreno, un clima che gli ha permesso veramente di svilupparsi al meglio. Se parliamo di Sovignon, alla fine le tre aree, diciamo, più quotate per fare Sovignon, Saner, Francia, Nuova Zelanda e Friuli. Se parliamo di pino grigio, mediamente il pino grigio di alta qualità è riconosciuto, penso sia abbastanza, insomma, sereno come concetto, viene dalle colline friulane, non viene da altre zone, paradossalmente, e quindi io riconosco alle varietà internazionali di essere varietà di altissimo livello, che possono dare grandissimi vini e che sono qui da secoli, va bene, però non sono comunque varietà autoctone, non sono comunque varietà che si sono adattate, che sono cresciute in friuli e soprattutto che fanno fanno parte, diciamo, della nostra cultura alla stessa maniera. E in quell'ottica io e mi permetto di dire anche i miei genitori e anche chi c'era prima di loro in azienda, abbiamo sempre avuto una preferenza per le varietà autoctone e le abbiamo sempre portate avanti lentamente. Negli anni stiamo mettendo un po' da parte anche le varietà internazionali. Lo chardonet è un vino che praticamente non vinifichiamo più. Eh, una volta facevamo anche rosato, una volta facevamo traminer, tutte varietà che pino bianco, tutte varietà che lentamente stiamo un po' alla volta dismettendo. Ovviamente in agricoltura i tempi sono sono sempre lunghi, eh, e quindi insomma si fa un po' alla volta. non non prenderemo la decisione di eliminare tutti gli internazionali in un colpo solo, sarebbe, insomma, una scelta scellerata, perdonatemi il gioco di parole, però un po' alla volta stiamo andando in quella direzione proprio perché l'autoctono per me ha sempre più valore di essere raccontato, ha sempre più valore di essere esplorato, ha sempre più valore di essere vissuto, soprattutto in un mondo che apprezza il vino, anche perché anche come modo di viaggiare rimanendo seduti in salotto. Se vuoi viaggiare in Friuli, certo, il pino grigio è un buon modo, però il friulano lo è sicuramente di più.

    Tlang in particolare, come questo gruppo di agricoltori ha iniziato a promuovere? Allora, il gruppo nasce da un'esigenza molto semplice, ovvero che tazzelenghe sono più o meno 6,4 ari in regione, se non sbaglio, e promuovere 6,4 ari già è difficile se sono 6,4. Se poi diventano, come nel mio caso, più o meno 1 aaro, è diventa molto più complicato. Io faccio 1500, 2000 bottiglie sulle vendemmie buone, quindi insomma promuovere un vino, partendo da quei volumi, ho sì e no la capacità di spedire i campioni ai giornalisti per parlarne e comunque quei campioni pesano. Io non spedisco campioni di tazzelenghe e non apro bottiglie di tazzelenghe senza pensarci su un attimino. perché mi piacerebbe farlo, però purtroppo il volume è quello che è quindi la necessità è semplicemente questa, è quella che se vogliamo presentarlo, se vogliamo raccontarlo, dobbiamo farlo assieme. Se non lo facciamo assieme, non andiamo assolutamente da nessuna parte. E siamo abbastanza fortunati, diciamo, sono abbastanza penso che si sia abbastanza fortunati da poter dire che è una cosa che funziona e funziona anche perché in tutte le aziende è sempre una piccola gemma, diciamo, è sempre quella produzione piccola, limitata, ma di particolare valore e quindi tutti quanti abbiamo l'intenzione di farla conoscere, ma non abbiamo la pretesa di essere la il grande produttore di tazzelenghe, la l'azienda che produce il miglior tazzeleng. Sono tutti ottimi, tazze lenghe, si collabora assieme, si lavora assieme. Molto bene. Abbiamo fatto degustazioni in regione, abbiamo fatto degustazioni fuori regione, abbiamo fatto per svariati anni anche un piccolo stand al vin Italy che comunque, insomma, è la fiera più importante del vin italiano, quindi insomma ha la sua il suo rilievo. Abbiamo la fortuna di aver avuto Jan D'Agata che ha parlato di tazzelenghe e continua per fortuna a parlare di tazzelenghe e perché anche lui, anzi lui per primo forse riconosce nel tazzerenghe un vitigno straordinario, perché c'è anche quello che va detto e il tazzelenghe in sé senza neanche parlare di tutto quello che c'è attorno la storia, la cultura, la tradizione, la rarità. Il tazzelenghe come vino è un vino che per me è straordinario, un vino di un'eleganza invidiabile a tantissime altre varietà che ci sono in Friuli e nel e nel resto del mondo. Yan per primo, diciamo, ha riconosciuto questa dota, nonostante, appunto, la la ristrettezza della produzione e quindi lui è stato il primo a spingerci a a portare avanti questa idea, a a promuovere questi vini nella maniera, insomma, più efficiente, tra virgolette, possibile, nella maniera migliore, meglio possibile. Sei anche presidente della società di Pignolo? Sì, parliamo un po' di pignolo. Sì, il pignolo è un'altra varietà autoctona friulana. Di solito io quando ne parlo la confronto al Barolo del Friuli, diciamo. Un'altra varietà bacca rossa, un'altra varietà da lungo invecchiamento. È una varietà su cui c'è un po' più di produzione, eh, perché sono una sessantina abbondante di ettari, quindi rispetto ai sei sono molti di più. nel grande schema delle cose 60 ari continua a essere poco più di un'azienda, ecco, non non stiamo parlando di numeroni e non un'azienda grande, un'azienda friulana, quindi comunque l'esigenza alla base rimane la stessa e il vitigno rimane di grandissimo valore. E poi quello che a me comunque piace è che si parla di promuovere un vitigno a bacca rossa. Sarà che caratterialmente sono un po' basti al contrario, però in una regione che produce 80% vini bianchi e 20% vini rossi mi piace l'idea che i produttori si stiano, diciamo, eh raggruppando, si stiano unendo dietro a vitigna Bacca Rossa, vitigni, peraltro, anche molto importanti proprio al palato in bocca che sfida un po' l'idea, no, per cui il il Friuli sono i grandi sovignon, vini verticali, il friulano, eccetera, quindi insomma è divertente, diciamo. diciamo e comunque porta avanti un certo tipo di tradizione di di cultura del vino del vino friulano che che sia refosco, che sia Schioppettino, che sia Pignolo, che sia Tazzeleng. A me fa sempre piacere quando un gruppo di produttori si mette assieme per portare avanti un un ideale comune, un vitigno comune. Ecco, c'è una ricchezza di varietà in Fri Venezia, Giulia, no? Sì, senza confini, io penso, nel senso che noi abbiamo Friulano, Ribolla Gialla, Malvasia, eh, Verduzzo, Piccolit, Tazzelenghe, Pignolo, Schioppettino, Refosco dal Peduncolo Rosso, Refoscone, Refosco di Faedis, eh abbiamo il Terrano, cioè poi abbiamo altre varietà che sono molto piccole e di cui magari spesso ci si dimentica. Sì, c'è il Fumat, il cividin, il Picolit Neri, veramente veramente tante. Ecco, ed è bello comunque che tutte le aziende in Friuli porti avanti questa ricchezza, perché alla fine il Friuli ha avuto la fortuna di non diventare mai una zona, una monocultura, no, in cui il Friuli non è mai stato identificato esclusivamente con il friulano, non è mai stato identificato esclusivamente con il pino grigio, non è mai stato identificato prevalentemente con siamo un insieme di eh varietà diverse. Tutte le aziende hanno varietà autoctone, hanno varietà internazionali che convivono e convivono alla grande e io penso sia anche nel carattere un po' del friulano quello che ok, vediamo che il pino grigio è facile da vendere, ci viene bene, il Merl è facile da vendere, ci viene bene, però non faccio solo quello, cioè da parte ci tengo anche il re fosco, ci metto il friulano, ci tengo il pignolo, ci tengo il tazzelenghe, quindi è un po' quello è secondo me ha giocato una grossissima parte in realtà nel salvare tutte queste varietà autoctone, perché se andiamo a cercare nella storia tutte le regioni italiane. Tutte le regioni del mondo avevano tantissime varietà autoctone, solo che sono state messe un po' da parte, sono state accantonate in favore di altre varietà internazionali autoctone che fossero che in quel momento sembrava potessero funzionare da un punto di visità di mercato meglio. E in Friuli questo non è mai veramente successo. Voi se venite in regione e parlate con i produttori, una cosa che vi diranno tutti quanti è che siamo bravi a fare il vino, siamo meno bravi a venderlo ed effettivamente forse anche questa nostra, no, attaccamento alle varietà autoctone è una cosa che ha giocato nel nel preservare varietà come il tazzelenghe o il pignolo, per esempio, anche la ribolla gialla. E com'è possibile di contattarti, visitarti in in Butrio? Come no? E noi siamo a Butterre Butterri a 10 km da Udine. Ehm, il mio indirizzo email è Fabio@edattimismaniago.it. Il sito è contedattimismaniao.it, lì trovate tutte le informazioni. Se volete invece seguirci su Instagram e@ attimismania_wines.

    Bon bon. Esatto. C'è cosa di più ti puoi Mah l'unica cosa che posso dire è, visto che insomma ci siamo conosciuti per il tazzelenghe e continuiamo a parlare anche per il pignolo, bevetevini autoctoni, visitate la regione Friuli Venezia Giulia, andate in tutte le cantine che producono tazzelenghe, per esempio, come l'azienda Yakus, Le Due Torri, eh Giampaolo Colutta, Marina Danieli, eh Ronco Margherita, Tenuta Bribus, Piticco e la Viarte. Eh, sono sparse un po' in tutto il Friuli, quindi anche soltanto visitando quelle vedete una grossa parte del Friuli e assaggiate varietà autoctone anche da casa, parlatene con gli amici e fuorce friul. Grazie Fabio, grazie. Grazie per ascoltare. Ovunque tu v e qualunque cosa tu beva, ricorda di goderti la vita e non smettere mai di imparare. Sostienici su Patreon. Prendi la newsletter su mododivele.com. Iscriviti al canale YouTube Modo di Bere per guardare lo spettacolo di viaggio Modo di Bere TV. La musica è stata composta da Ersilia Prosperi per il gruppo Ou.

 
 

La musica per il podcast è stata composta da Ersilia Prosperi per la banda Ou: www.oumusic.bandcamp.com.

Prodotto e registrato da Rose Thomas Bannister.

Montato da Giulia Àlvarez-Katz.

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